“Il desiderio di iniziare quest’avventura nel mondo del vino è legato ad un sogno, quello di far rivivere Castellania, il piccolo paese di collina dove nel 1919 nacque, figlio di contadini, mio nonno Fausto e da lì partì la sua storia unica di uomo e di ciclista.
Oggi in quello stesso luogo inizia la mia sfida, certo di poter ottenere da quelle terre e da quei vigneti, che un tempo diedero i frutti migliori, un’uva straordinaria.”
Francesco Bellocchio
Vigne Marina Coppi nasce nel 2003 anche se tutto inizia nel 2000 anno in cui Francesco si riavvicina a Castellania per la passione della bici e per questi paesaggi naturali straordinari.
Gli incontri con gli anziani del paese e l’amore per questa terra faranno scoccare la scintilla.
La superficie vitata è di pochi ettari, quelli di una piccola realtà familiare, e consente la coltivazione diretta delle uve puntando essenzialmente alla qualità. Il legame con la tradizione ha determinato la scelta dei vitigni per dare importanza all’unicità dei vini.
Il Timorasso, con la sua storia radicata in queste terre a partire dal medioevo, è la varietà d’uva a bacca bianca che più rappresenta quest’angolo di Piemonte. La Barbera, indiscussa regina tra le uve a bacca nera, è da sempre presente nel Tortonese. I vini sono la sintesi tra moderne tecniche di vinificazione e la cura e la competenza che solo chi ama e da sempre conosce queste vigne può dare.
La produzione si può definire “artigianale” e si aggira intorno alle 25 mila bottiglie l’anno.
Questo permette di seguire direttamente e con estrema cura ogni fase del lavoro di cantina, per ottenere vini che esprimono la personalità dell’uomo e la forza della terra.
Il ruolo delle persone diventa fondamentale per capire il valore di quest’azienda vitivinicola che attraverso l’elemento umano si distingue non solo nel percorso produttivo ma anche nelle relazioni di mercato. Francesco è un vero viticoltore e vive il suo lavoro con estrema cura e passione.
Le scelte etiche con le quali affronta la gestione delle vigne e della cantina sono il passaggio necessario per ottenere uve e vini eccellenti. Anna, sua moglie e mamma delle loro tre figlie, è presente dalla prima vendemmia nel 2005 e condivide con lui la gestione dell’azienda apportando quel valore aggiunto che solo una donna può dare.
I genitori di Francesco, Giovanni e Marina, hanno da sempre contribuito nel lavoro e non solo, grazie a quella componente di maggiore saggezza ed esperienza di vita.
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“Castellania domina le valli dall’alto e nella luce del tramonto guardandosi attorno una tinta soffusa come un velo d’oro sull’immensa pianura Tortonese, Novese, Alessandrina si stacca dai colli circostanti e sensibilmente si allarga, perdendosi verso la grande catena delle Alpi”.
Un anonimo nelle Cronache Tortonesi del 1600
Caro nonno Fausto,
nel momento in cui un uomo sente il desiderio di riportarsi ad un luogo e di riscoprire una tradizione, in quello stesso momento si stabilisce il legame storico fra lui e suoi predecessori.
Proprio questo è successo a me, che il mio sogno di diventare viticoltore mi ha riportato in collina, a Castellania, terra dove avevano vissuto i miei avi agricoltori e dove, nel 1919 eri nato tu.
Qualche volta purtroppo succede che i nipoti vengano al mondo quando i nonni se ne sono andati. Imparano a conoscerli attraverso i ricordi dei familiari, gli aneddoti degli amici e qualche foto.
In questo io sono stato più fortunato degli altri perché fin da bambino ho scoperto che il mio nonno Fausto era stato una persona speciale tanto speciale che tutti parlavano di lui, lo conoscevano, ricordavano le sue imprese sportive e spesso il suo nome veniva citato dai giornalisti televisivi e radiofonici e compariva sui giornali.
Dovunque si andasse, quando si sapeva della nostra città di origine, il riferimento a Fausto Coppi era d’obbligo e tutto questo un po’ mi stupiva, un po’ mi inorgogliva.
Mi racconta mia mamma che molti anni fa, quando ero piccolo, un 2 Gennaio, anniversario della tua morte, venne trasmesso in tivù un servizio su di te. Io catturato dalle immagini in bianco e nero dei tuoi funerali fui colpito dalla partecipazione corale e dall’affetto con cui quell’uomo di soli quarant’anni, veniva accompagnato nel piccolo cimitero di San Biagio. Quelle immagini mi colpirono a tal punto che rimasi a guardare commosso dimenticandomi di tornare a tavola. Forse proprio in quell’occasione si stabilì tra noi il legame che la vita ci aveva impedito.
Posso dire di conoscere molto di te e potrei sapere tanto di più leggendo i numerosi libri e gli articoli che ti riguardano ma quello che conta per me è il legame di affetto che sento e che si rinnova ogni volta mi trovo al lavoro in quei luoghi che ti hanno visto bambino e ragazzo, giocare e sognare, correre e sorridere con i fratelli e gli amici. Talvolta, quando mi trovo a Castellania al lavoro nella vigna o a passeggio nei boschi e sono immerso nel silenzio, circondato dalla bellezza delle colline, catturato dagli scorci delle Alpi lontane oltre la pianura penso a te. E ti chiedo di trasmettermi almeno un po’ del tuo impegno e della tua volontà, della tua costanza e della tua resistenza alla fatica, della tua capacità di sognare e di guardare in alto e un pizzico della fortuna che ti si è generosamente mostrata e troppo presto nascosta.
Un abbraccio,
Francesco
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Il Timorasso, raro vitigno autoctono a bacca bianca coltivato sulle nostre colline fin dall’antichità, è il più rappresentativo del tortonese.
Le sue caratteristiche uniche lo hanno portato ad essere considerato tra “i grandi del Piemonte”.
Predilige terreni poveri, ben esposti al sole, ventilati e si esprime al meglio ad un’altitudine superiore ai 350 m slm, in zone limite per la viticoltura. Ha un ciclo vegetativo piuttosto lungo, in qualche modo simile al Nebbiolo, e la vendemmia può arrivare anche ad inizio Ottobre.
Per ottenere un’uva eccellente ha bisogno di cure e maggior attenzione in vigneto, la potatura verde per arieggiare la vegetazione, il contenimento della produzione attraverso il diradamento dei grappoli sono alcuni tra gli accorgimenti che si devono seguire.
Anche per questa ragione, ai primi del novecento, quando la filossera ha attaccato le viti delle nostre colline, è stato messo da parte e i viticoltori di allora hanno scelto di impiantare altre varietà più produttive e adatte ai quei mercati.
Il rischio dell’estinzione è stato scongiurato quando alla fine del secolo scorso, partendo da poche viti ancora presenti nel tortonese, è iniziata la riproduzione di barbatelle attraverso la selezione massale e il reimpianto di alcuni vigneti. Dopo alcune prove di vinificazione la sorprendente qualità e la personalità di questo vino bianco sono state evidenti, segnando l’inizio per la riscoperta e il nuovo momento d’oro per il Timorasso.
Nel 2005 è stata inserita la nuova D.O.C. “Colli Tortonesi Timorasso” che ha riconosciuto questo antico vitigno autoctono come una delle migliori uve a bacca bianca piemontesi, capace di produrre vini eleganti e corposi e soprattutto adatti ad un lungo invecchiamento in bottiglia.
Oggi nel tortonese sono circa 70 gli ettari vitati, molti se si guarda a quando siamo partiti e pochissimi se pensiamo a quanto se ne parla e al crescente interesse dei cultori del vino.
X Xla classifica appena pubblicata, che raccoglie i cinquanta migliori vini italiani